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Meditazione Dinamica

Per dare energia alla giornata

Una tecnica molto potente soprattutto se usata in gruppo

Osho

La Meditazione Dinamica dura un’ora ed è divisa in cinque stadi. Può essere fatta da soli, ma è ancora più potente se fatta con altri. È un’esperienza individuale, quindi non devi prestare alcuna attenzione a chi è intorno a te ma tenere gli occhi chiusi per tutta la durata, meglio ancora se con una mascherina per gli occhi. È meglio farla a stomaco vuoto e indossare abiti larghi e comodi.

Ci prepariamo uno spazio comodo, libero, in cui poterci muovere agevolmente, avendo a disposizione eventualmente anche un cuscino. Usiamo un abbigliamento comodo, maglietta e pantaloni morbidi in vita, togliamo monili e occhiali, e se possiamo stiamo a piedi nudi.
È opportuno che ci soffiamo bene il naso prima di cominciare, per averlo libero; teniamo dei fazzoletti a portata di mano, nel caso avessimo bisogno di soffiarci il naso di nuovo. Manteniamo gli occhi chiusi per tutta la durata dell’esperienza ed eventualmente indossiamo una mascherina.

La prima fase è accompagnata da un primo tipo di musica, abbastanza ritmata; l’indicazione è di respirare forte e veloce dal naso, focalizzandoci sull’espirazione. Stiamo in piedi in una posizione di base simile a quella della bioenergetica, con le ginocchia flesse e il corpo rilassato, i piedi a una distanza di una ventina di centimetri uno dall’altro. Il corpo segue e favorisce il movimento respiratorio e siamo invitati a molleggiarci come negli esercizi di bioenergetica, per far sì che il corpo possa assecondare questo movimento. È importante che non respiriamo con un ritmo monocorde o in modo automatico, tutto uguale, ma manteniamo vigile l’attenzione e cambiamo ogni tanto il ritmo, in modo che il respiro si mantenga consapevole e “caotico”.

Nella seconda fase la musica cambia: è ancora più ritmata dalle percussioni. Per la durata di questa fase possiamo fare tutto quello che vogliamo: rimanere in piedi, oppure sederci o sdraiarci; possiamo dare voce ai nostri suoni fino anche a urlare a squarciagola; usare un cuscino per picchiarlo, se lo desideriamo, oppure ballare seguendo il ritmo della musica. Cerchiamo di muoverci ma, se non ci viene niente da fare spontaneamente, stiamo con quel che c’è, assecondando quello che il corpo ci invita a fare o non fare.

Nella terza fase cambia di nuovo la musica. Alziamo le braccia in alto, sopra la testa, con le mani verso il soffitto, e saltiamo a piedi piatti sul pavimento, battendo con i calcagni. Se per caso abbiamo problemi nel fare questo (per esempio un dolore al ginocchio) possiamo sollevare i talloni e ricadere a terra battendoli entrambi sul pavimento. È importante che ci sia questo battere a terra, che si accompagna ritmicamente all’emissione di un certo suono: uno “Hu!”, che cerchiamo di far uscire dal basso, come se venisse dal profondo, dal primo chakra, dal pavimento pelvico, e ci mettesse in contatto con le nostre radici e con la terra.

All’inizio della quarta fase una voce dice “Stop!” e ci fermiamo, nella posizione in cui ci troviamo, verosimilmente con le braccia alzate, restando immobili. Non facciamo più nulla. Non c’è musica, e con gli occhi chiusi ci permettiamo solo di stare con quel che c’è, di sentire, osservare, ascoltare quello che avviene. È possibile che, essendoci mossi molto prima, avendo attivato l’energia, avendola fatta fluire in tutto il corpo, emergano diverse sensazioni corporee: avremo battito cardiaco e respirazione accelerati, la temperatura superficiale sarà notevolmente aumentata, forse staremo sudando, sentiremo dei formicolii sulla pelle. In certi casi è possibile che emerga una sensazione di gran calore intorno al corpo, che ci avvolge come una bolla energetica. Ed è anche possibile che l’energia elettrica attivata nel corpo sia tale che potremo sentirne il “rumore” con il nostro orecchio interno.

Dopo questa fase d’immobilità ricomincerà una musica, ancora diversa, e nella quinta fase potremo permetterci di lasciare che il corpo si muova come vuole; libero, a poco a poco, di fluttuare, di celebrare, di assecondare la musica, di stare con quel che c’è.

Alla fine dell’esperienza potremo, se lo desideriamo, stenderci per riprenderci e goderci un momento di riposo rilassato, meditativo, stando con il benessere che nel frattempo avremo creato nel nostro corpo e in tutto il sistema, e con il rilassamento mentale che si sarà generato.

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