Gestalt
Obiettivo
consapevolezza
Per capire come vediamo il mondo
La Gestalt è un approccio di psicoterapia parzialmente ispirato alla omonima scuola di psicologia, nota anche come “psicologia della forma”, sorta agli inizi del Novecento in Germania grazie a Max Wertheimer, Wolfgang Köhler e Kurt Koffka. Partendo dall’assunto che per comprendere un comportamento è importante non solo analizzarlo ma averne una visione di sintesi, cercando di percepirlo nell’insieme del contesto globale, l’essere umano ha bisogno di sperimentare l’ambiente per costruire i suoi significati; e la terapia consiste quindi nell’analisi della struttura interna dell’esperienza reale – cioè come funziona il sistema percettivo – al fine di accrescere la consapevolezza del “vedere il mondo” in un certo modo piuttosto che in un altro.
Tutto dipende dal contesto
Il termine tedesco Gestalt in italiano è traducibile con forma, struttura, configurazione: indica un insieme di diversi elementi che costituiscono un tutto completo, armonico e significativo. Per la psicologia della Gestalt, che si occupò in particolare degli effetti della percezione, le immagini vengono percepite come configurazioni globali diverse e più complesse della somma delle loro singole parti, come avviene ad esempio nelle illusioni ottiche. Tale approccio si è esteso anche ad altre aree, come il pensiero, la memoria e l’estetica, e attraverso la Gestalt Kurt Lewin (180-1947) è arrivato a studiare le dinamiche di gruppo proponendo la sua teoria del campo, in base alla quale tutto dipende dal contesto: noi siamo parte di un tutto e possiamo contribuire a creare la nostra realtà, perché anch’essa dipende dal contesto.
Osservazione senza giudizio
Nata negli anni ’40 ad opera di Fritz Perls (1893-1970), la Gestalt si rifà in gran parte anche alla fenomenologia, il movimento filosofico derivato dal lavoro di Edmund Husserl, secondo il quale ognuno conosce veramente solo quello che sperimenta e organizza le conoscenze in base ai contenuti che già gli appartengono. Il metodo fenomenologico comporta l’osservazione di quanto accade con un atteggiamento neutrale e scevro da pregiudizi, senza interpretare i significati dei singoli elementi e preferendo una descrizione accurata dell’insieme nella sua forma complessiva. Questo si propone la Gestalt, applicata alla psicoterapia e al counseling, mirando all’acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza nel qui e ora da parte del paziente o cliente e al recupero della naturale armonia tra individuo e ambiente.
La terapia dell’espressione creativa
Il termine “terapia della Gestalt” in realtà fu usato per la prima volta come titolo del libro Teoria e Pratica della terapia della Gestalt, scritto da Perls insieme a Paul Goodman e Ralph Hefferline e pubblicato a New York nel 1951, e rimase poi a indicare un approccio che divenne molto popolare soprattutto negli anni Sessanta, dopo che Perls si fu trasferito in California a Esalen. La nuova rivoluzione culturale, con il suo portato di ribellione giovanile verso i valori del passato, esaltò l’espressione creativa, l’indagine interiore, la libertà dagli schemi precostituiti, e la psicoterapia fu vista come un mezzo per trasformare se stessi e la società. Uno dei principali allievi di Perls a Esalen è stato Claudio Naranjo, uno dei massimi esponenti della psicologia transpersonale.
Un approccio umanistico
La Gestalt si può ben definire un approccio umanistico e olistico, nel solco di quella “terza forza” che comprende anche quelli di Carl Rogers, Abraham Maslow, Rollo May, e sta alla base di quelli più corporei di Wilhelm Reich (di cui Perls fu paziente) e Alexander Lowen. L’approccio gestaltico considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale. Il concetto di “adattamento creativo” della Gestalt riflette la capacità dell’individuo di adattarsi e rispondere all’ambiente in modo dinamico. In un’epoca di cambiamento culturale come gli anni Sessanta, la terapia della Gestalt ha offerto un mezzo per esplorare l’espressione creativa e la trasformazione personale.
Osservare il come e il cosa
A differenza e in contrasto con gli approcci psicanalitici di derivazione freudiana, la Gestalt si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti, emozioni, sensazioni e azioni di un individuo, nel qui e ora della relazione, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un’azione o di un comportamento. Secondo Perls, la consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile.
Il rapporto tra figura e sfondo
Per la Gestalt l’attenzione è posta sulle forme, o meglio sull’incessante dinamica di creazione di configurazioni figura-sfondo, che rappresentano continui “cicli di contatto” tra l’organismo e l’ambiente circostante. Perls ha esplorato in particolare il rapporto tra individuo e ambiente, il sé e il mondo, sottolineando che in tale rapporto, che costituisce la nostra esperienza ed è fonte di crescita e di stimoli continui, abbiamo sempre bisogno di qualcosa che è fuori di noi, il che comporta un costante adeguamento dei nostri confini.