Skip to content Skip to footer

Diventare normali

Ovvero… non sentirsi speciali

L’importanza di non sentirsi “illuminati”
ma tutti parte dello stesso percorso

La cosa più “straordinaria” che mi è accaduta durante un corso frequentato in India è stata… sentirmi normale! Una frase che Rajesh, uno degli insegnanti, ci ha detto un giorno è stata proprio: “Questo processo serve per trasformare gli esseri spirituali in esseri normali” e mi ricordo che al momento mi ha colpito molto.

Era un modo per ricordarci che la cosa importante non è tanto sentirsi “spirituali”, o “illuminati”, nel senso di “speciali” – con il rischio che l’ego si gonfi a mille nell’esaltare la nostra diversità (!) – ma portare il messaggio dell’unità, e la realizzazione, la testimonianza personale di questo messaggio, nella vita di tutti i giorni.

Il nostro processo è una tappa in un percorso che continua e non ha mai fine, e per chi crede alla reincarnazione prosegue in altre vite, fino a quando il “risveglio”, cioè la presa di coscienza di chi siamo davvero, della nostra essenza, e quindi del nostro essere divini, parte e manifestazione del tutto, diverrà totale e perfetta.

Essere e sentirsi normali per me vuol dire sentire che il processo ha in un certo senso “accelerato” il cammino, mi ha dato una… marcia in più, ha lavorato dentro, e che gli insight che ho avuto, le realizzazioni, sono solo una delle tante tappe.

Mi ha fatto sentire di più, per esempio, questa meravigliosa possibilità di essere uniti, di provare amore per tutti e per tutto, di sentire tutti gli esseri viventi (persino le formiche… come mi è accaduto un giorno) in un modo più profondo. Mi ha fatto sentire il contatto con il divino che è in me in un modo più personale, con una voce che mi ha detto “sono qui”. Semplicemente, dolce ma ferma, come a dire “sono sempre stato qui”: basta ascoltare.

Mi ha fatto capire che la mia responsabilità di essere umano è di portare, giorno per giorno, con i limiti della mia umanità, con l’alternarsi dei momenti buoni e meno buoni, con le inevitabili debolezze e lacune legate alla mia personalità, un messaggio che deve essere soprattutto una testimonianza di vita. Nel quotidiano, nelle mie relazioni con le persone, nel modo in cui faccio quello devo fare, nel lavoro e nel tempo libero.

Essere in un cammino “spirituale” – un cammino cominciato una ventina d’anni fa – per me vuol dire essere in cerca, e via via che trovo risposte metterle in pratica il più possibile “umanamente”. E portare agli altri, nella condivisione, quello che finora ho trovato.