Essere vivi in modo vibrante
L’importanza di muoversi e respirare per sentirsi sani e vitali
“La bioenergetica è la via vibrante alla salute e la via alla salute vibrante” dice Alexander Lowen nel libro scritto con la moglie Leslie, “Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica, Manuale di esercizi pratici” (Astrolabio, Roma 1979, traduzione di A way to vibrant health, di cui la foto sotto è quella di copertina).
Lowen non intende solo assenza di malattia, ma “lo stato in cui si è pienamente vivi”, vivi in modo vibrante. La vibrazione infatti è la chiave della vitalità, e proprio aumentando lo stato di vibrazione del corpo attraverso gli esercizi si può aiutare la persona, anche in sede di counseling, ad avvicinarsi a questa qualità di salute.
Un corpo sano è in uno stato costante di vibrazione, sia da sveglio che durante il sonno, proprio perché il corpo vivo è in moto costante, che si arresta solo con la morte. Questa intrinseca motilità, che è alla base dell’attività spontanea di un essere vivente, deriva da uno stato di eccitazione interna che affiora continuamente alla superficie sotto forma di movimento, che aumenta in proporzione al crescere della eccitazione cresce. Guardando un bambino piccolo che dorme, osserva Lowen, è possibile vedere che la superficie del suo corpo è percorsa da leggeri tremiti e piccoli sussulti: sul viso, ma anche su braccia e gambe. E anche gli adulti a volte sperimentano questi tremiti e sussulti. Lo stesso dicasi per gli animali: è facile osservarlo, per esempio, nei cani e nei gatti quando sono addormentati.
La vibrazione è dovuta a una carica energetica nella muscolatura ed è simile a quella di un filo elettrico quando è attraversato da una corrente: la mancanza di vibrazione indica che la corrente dell’eccitazione è assente o molto ridotta. La qualità della vibrazione nel corpo di una persona indica in che stato si trova: brusche vibrazioni segnalano che l’eccitazione o carica non scorre liberamente, ma attraverso muscoli spasmodicamente contratti o in uno stato di tensione cronica. Quando le tensioni si allentano o il muscolo si rilassa le vibrazioni diventano più sottili, appena percettibili in superficie, come un piacevole fremito. In alcuni casi, in seguito a una carica molto intensa, il corpo arriva a sussultare: siamo scossi da un accesso di collera violenta o da singhiozzi convulsi, tremiamo di paura, palpitiamo d’amore. Indipendentemente dal tipo d’emozione provata, commenta Lowen, in questi stati ci sentiamo e siamo pienamente vivi.
Lavorando con gli esercizi bioenergetici il corpo di una persona è messo in uno stato di vibrazione e l’obiettivo è di far continuare le vibrazioni come un fremito delicato, piacevole e regolare man mano che si accumula l’eccitazione e la tensione cresce, in modo da aumentare la capacità di tollerare eccitazione e piacere da parte del corpo. “Per ottenere questo”, insiste Lowen “l’io deve essere saldamente ancorato nel corpo, identificato con esso, e non deve aver paura di assecondarne le reazioni involontarie. Il risultato è una persona i cui movimenti e il cui comportamento hanno un alto grado di spontaneità e tuttavia sono coordinati ed efficaci: la qualità della “grazia” naturale”.
Ancor più interessante è il fatto che durante questo processo avviene un analogo cambiamento a livello del pensiero e negli atteggiamenti: quando le vibrazioni attraversano completamente il corpo, la persona si sente unita, integrata e intera. “La sensazione di unità e integrità porta a una sincerità naturale di pensiero e azione. Chi sviluppa grazia nel corpo, sviluppa anche un corrispondente atteggiamento psicologico di armonia. Queste persone non solo vibrano di vita, ma sono vive in modo radiante” conclude Lowen.
Se dunque lo scopo della terapia bioenergetica è un corpo vivo, capace di sperimentare pienamente i piaceri e i dolori, le gioie e le sofferenze della vita, anche in sede di counseling è possibile – come, lo ripetiamo, in una classe di esercizi a livello di gruppo – aiutare la persona a prendere contatto con la possibilità di provare il piacere di essere pienamente viva, possibilità che potrà eventualmente approfondire in un ulteriore percorso terapeutico. Piacere che è ancorato allo stato vibratorio del corpo e viene percepito nella piena espansione e contrazione pulsante dell’organismo e dei sistemi di organi che lo costituiscono – respiratorio, circolatorio e digerente -, come una corrente di sensazioni che riflette il fluire dell’eccitazione. Dice sempre Lowen: “è la dolce e struggente sensazione del desiderio sessuale, il lampo dell’intuizione, il desiderio intenso di vicinanze e di contatto, il fremito dell’eccitazione”.
L’attività vibratoria è una manifestazione della motilità innata dell’organismo, responsabile anche delle azioni spontanee, degli abbandoni emotivi e del funzionamento interno: non è sotto il controllo dell’io o della volontà, è involontaria (a differenza dei movimenti volontari, come camminare, parlare, mangiare, che pure compiamo quotidianamente). Se dunque un corpo vivo pulsa e vibra, invecchiando diventa sempre più statico, finché non raggiunge l’assoluta immobilità della morte. Ma la perdita prematura di motilità è patologica: la depressione per esempio, è una diminuzione patologica del funzionamento vitale del corpo, ovvero una diminuzione di motilità, sensibilità e reattività. In un adulto sano i due tipi di movimenti, involontari e volontari, sono sottilmente coordinati nel dar luogo a un comportamento che è insieme armonico ed efficace. E l’unico modo di acquistare armonia, conclude Lowen, è aumentare la motilità del corpo, per poi fonderla con l’autoconsapevolezza e ottenere un elevato grado di padronanza di sé: “la caratteristica distintiva di una persona armoniosa è la padronanza di sé”.